US Postal, Tom Boonen contro Lance Armstrong: “Una persona terribile, non mi parlò per sei anni”

Tom Boonen racconta il suo difficile rapporto con Lance Armstrong. Passato professionista con la US Postal nel 2002 dopo esserne stato stagista l’anno precedente, il futuro campione del mondo lasciò tuttavia rapidamente il team costruito attorno all’allora Roi Americain per passare nel 2003 alla QuickStep – Davitamon, con la quale ha poi vissuto e costruito la sua straordinaria carriera fino al ritiro nel 2017 al termine della amata Parigi – Roubaix. Per la prima volta svela dunque alcuni dettagli del suo periodo nella formazione statunitense, tra le difficoltà di relazione con il texano, non tanto durante il suo periodo, quanto dopo, anche se c’è stato anche chi ha avuto problemi anche quando era in squadra, come Gianpaolo Mondini, che sarebbe stato mandato via dal team per problemi con il grande capitano.

“Quando ho lasciato la squadra, ho mandato un messaggio a tutti intorno a Natale per ringraziarli dell’anno fantastico – ricorda il belga al podcast FOTO’S MET KURKDROOG – Ho ricevuto molti messaggi carini di ringraziamento in risposta. Mi chiamavano Tommie Boner. Poi, all’improvviso, ho ricevuto un messaggio da Armstrong. Mi ha ha scritto ‘Buona fortuna, ne avrai bisogno’. All’epoca avevo 21 anni…”

Se prima i rapporti erano buoni, tanto che il corridore fiammingo sottolinea come “Lance era una persona super tranquilla, nel suo mondo” nel quale “proteggeva i compagni di squadra attorno a lui”, tutto è cambiato da quando la futura star del pavé lasciò il team: “Lance non mi parlò più per sei anni. Mi sono detto ‘Fa***lo’. Durante tutte le gare in cui io e Armstrong eravamo al via, gli passavo accanto e gli dicevo ‘ehi Lance’. Ma lui fissava il vuoto. Mi faceva ridere…”

Boonen racconta che poi Armstrong si fece vivo “2006-2007, quando era in crisi e aveva bisogno di aiuto”. Ma il campione del mondo di Madrid 2005 scelse “di non aiutarlo” perché “il modo in cui ha trattato i suoi amici è detestabile, come ha fatto con quello che era il suo miglior amico Frankie Andreu, ad esempio”. Una “persona meravigliosa” con la quale invece Boonen aveva sempre avuto un buon rapporto, finita per inimicarsi Armstrong per aver testimoniato su quanto quest’ultimo aveva detto in una stanza di ospedale nel 1996, quando gli fu diagnosticato il cancro, elencando ad un medico le sostanze dopanti che aveva utilizzato.

Armstrong è una persona terribile da questo punto di vista“, sottolinea il classe 1980 aggiungendo che “avrebbe dovuto confessare molto tempo prima“. Riguardo il doping, Boonen aggiunge che la sua partenza rapida dal team gli ha evitato qualsiasi contatto: “Fortunatamente non ho mai avuto diritto a partecipare al Tour […] Era solo il gruppo intorno ad Armstrong. Se fossi rimasto in quella squadra, sarei finito invece in quella squadra del Tour”.

E a quel punto si sarebbe trovato davanti a una situazione molto difficile, indubbiamente, visto che quel tipo di pratiche era ancora molto diffuso: “Sono stato molto fortunato ad aver firmato con la Quick-Step. Abbiamo detto subito che non avremmo fatto certe cose. Rabobank, US Postal, T-Mobile… continuavano a farlo, ma si sentiva che si stava avvicinando la fine. Scoppiava uno scandalo dopo l’altro”.

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